Negli anni ‘70 un gruppo di insegnanti delle scuole medie inizia a ritrovarsi per vivere con più verità la propria professione e per creare con i propri alunni momenti di incontro oltre il tempo scolastico.
Li muove il desiderio di condividere il fascino e la fragilità degli adolescenti, di aiutarli ad uscire dal “tunnel” a volte buio di questa età indicando una strada certa e, soprattutto, il desiderio di dare una ragione alle domande esistenziali ed alla curiosità culturale che comincia a nascere nei ragazzi dal loro incontro con la realtà. Questo desiderio di accompagnare i bisogni esistenziali degli adolescenti diventa sempre più forte e deciso e, nella primavera del 1983, si incontra con l’urgenza di alcuni genitori che vogliono creare per i propri figli un luogo educativo rispondente alla loro preoccupazione ed alla loro esperienza cristiana di cultura. Si decide così di rischiare insieme la nascita di una scuola.
• è una scuola paritaria e libera, con valenza pubblica: è infatti una scuola che contribuisce con la propria identità allo sviluppo della società e all’inserimento in essa di persone mature, portatrici di cultura ed energia originale e creativa;
• è una scuola che valorizza il diritto dei genitori all’educazione dei figli: attraverso le proposte d’incontro su temi educativi e culturali, tramite il colloquio con gli insegnanti, sollecitando la collaborazione e la corresponsabilità nel cammino di crescita di ogni alunno;
• è una scuola cattolica: intende promuovere, all’interno di un pluralismo culturale, una reale esperienza di cultura cattolica nell’ambito della tradizione cristiana di cui è ricca la nostra terra;
• è una scuola che ha come metodo pedagogico “Il rischio educativo”, secondo gli insegnamenti di mons. Luigi Giussani: i ragazzi sono educati al confronto con il reale, alla valorizzazione della tradizione, all’esercizio della libertà e alla maturazione di una cultura personale.
Quando la scuola nacque, venne deciso di dedicarla alla figura di un santo del nostro tempo: padre Massimiliano Kolbe, frate conventuale polacco morto nel campo di concentramento di Auschwitz il 14 agosto 1941. Questa figura non venne scelta a caso. Nasceva dal desiderio che chiunque avesse accostato la realtà della scuola ed in particolare i giovani incontrassero in quest’uomo un testimone dell’amore di Dio verso gli uomini. Un maestro vero da seguire per imparare la sua tenacia, il suo inesausto lavoro, la sua intelligenza nell’utilizzare le modalità più adeguate ed i mezzi di comunicazioni più moderni per proclamare la verità.
Raimondo Kolbe nasce nel 1894 in un paesino della Polonia centrale allora sotto il dominio russo. Affascinato dalla figura di san Francesco, nel 1910 indossa il saio dei francescani cambiando il nome in Massimiliano ed aggiungendo quello di Maria per esprimere alla Vergine tutta la sua devozione. A Lei, solo a Lei, fa riferimento tutta la sua vita. Uomo intrepido, con grande forza di volontà e determinazione si spende per diffondere ovunque l’amore all’Immacolata, con gli strumenti più moderni, per conquistare il mondo intero, tutti i cuori.
Così nell’Europa ancora sconvolta dalla Prima guerra mondiale, partono una dopo l’altra a ritmo incalzante le sue numerose iniziative: la “ Milizia dell’Immacolata”, la rivista settimanale “ Il Cavaliere dell’Immacolata” che arriverà a stampare due milioni di copie, la fondazione della città-convento dedicata all’Immacolata: Niepokolanow, dove prevede addirittura la pista di atterraggio degli aerei, oltre alla stazione radio. Parte missionario per il Giappone dove crea, alla periferia di Nagasaki, la cittadella mariana Mugenzai no Sono (giardino dell’Immacolata).
Rientrato in Polonia perché seriamente ammalato ai polmoni, vive il dramma dell’invasione tedesca e della sconfitta dell’esercito polacco nel settembre del 1939, sarà incarcerato e poi rilasciato l’8 dicembre 1939, festa dell’Immacolata.
Viene arrestato dalle SS per la seconda volta e dopo qualche mese condotto ad Auschwitz nella primavera del 1941. La sua breve intensa vita termina giovedì 14 agosto 1941 con una UN’iniezione di acido fenico. Ha già trascorso dieci giorni nel buncher BUNKER della morte senza mangiare e senza bere, in compagnia di altre nove persone perché volontariamente prende il posto di un condannato a morte, che era padre di famiglia.
Papa Paolo VI nel 1971, in occasione della beatificazione, disse: “Tutta la sua vita è una testimonianza del suo amore verso Dio e verso il prossimo e l’Immacolata”.
Papa Giovanni Paolo II lo proclama santo nell’ottobre del 1982 affermando: “San Massimiliano non morì, ma diede la vita..”.